🇬🇧 Regno Unito
Questa settimana l'economia del Regno Unito ha avuto un piccolo tracollo. I nuovi dati hanno mostrato che la crescita dei salari è rallentata al livello più basso degli ultimi quattro anni, il che ha fatto immediatamente sollevare le sopracciglia a Threadneedle Street. Con il mercato del lavoro che si raffredda e i consumatori che stringono la cinghia, si parla di un altro taglio dei tassi prima di Natale.
Il traffico di merci al dettaglio è ancora in calo e la sterlina ha vissuto una settimana difficile, subendo il calo più forte rispetto al dollaro da gennaio. Tutti i segnali indicano un indebolimento dell'economia. Nel frattempo, Westminster continua a destreggiarsi tra la regolamentazione interna e la concorrenza globale: il governo ha formalmente designato Google come "mercato strategico" nella ricerca online, dando ai regolatori denti più affilati per intervenire se necessario.
Sul fronte delle imprese, i produttori ad alta intensità energetica chiedono ancora una volta di essere sollevati dall'impennata dei costi, mentre i commercianti si innervosiscono per la nuova proposta dell'UE sull'acciaio, che potrebbe colpire gli esportatori britannici proprio nel punto più dolente.
L'umore a Londra? Diffidente. La sensazione è che il Regno Unito si stia avviando verso un rallentamento, con la Banca d'Inghilterra bloccata tra la lotta all'inflazione e il mantenimento della crescita.
🇺🇸 Stati Uniti
Dall'altra parte dell'Atlantico, l'ultimo shutdown governativo di Washington si è trascinato per un'altra settimana, congelando i dati principali e facendo saltare i nervi ai mercati. Tuttavia, Wall Street ha mantenuto il mento alto: i titoli tecnologici, in particolare, hanno continuato a sfidare la gravità, anche se alcuni pesi massimi di JPMorgan e del FMI hanno avvertito che le valutazioni stanno iniziando a sembrare, beh, spumeggianti.
Ma la storia più importante non è stata quella aziendale, bensì quella diplomatica. A metà settimana si è diffusa la notizia di un potenziale accordo di pace tra Gaza e Israele, mediato in sordina dagli inviati statunitensi. Le chiacchiere sul cessate il fuoco hanno immediatamente raffreddato i mercati petroliferi e hanno fatto salire la propensione al rischio globale.
Altrove, l'oro ha rubato la scena. Il metallo ha brevemente sfondato i 4.000 dollari l'oncia per la prima volta in assoluto, mentre gli investitori cercavano riparo da tutta l'incertezza che circonda la Fed, lo stallo fiscale e la geopolitica.
Il risultato finale: I mercati americani stanno mostrando un'incredibile resistenza, ma sotto la superficie c'è un crescente disagio. Lo shutdown non può trascinarsi all'infinito e, se la pace in Medio Oriente regge, il denaro del "fear trade" potrebbe tornare a fluire verso le azioni.
🇪🇺 Europa
In Europa l'umore è stato contrastante. Il DAX tedesco ha toccato i massimi storici grazie alla solida produzione industriale, ma il quadro generale è stato meno roseo. Il governo francese è caduto in disordine dopo le dimissioni del Primo Ministro - il tipo di scossa politica che fa sempre tremare gli investitori.
Bruxelles ha anche fatto notizia con un nuovo piano controverso per proteggere i produttori di acciaio europei, introducendo quote di importazione e potenziali tariffe. Questo potrebbe far piacere ai produttori nazionali, ma sta già scatenando tensioni commerciali con partner come il Regno Unito.
Nel frattempo, la BCE continua a fare finta di niente. I responsabili politici hanno ribadito che i tassi attuali sono "appropriati", anche se gli indicatori di crescita vacillano e l'inflazione rimane appiccicosa. L'Europa si sta chiaramente orientando verso un atteggiamento più protezionistico - in parte per necessità economica, in parte per riflesso politico.
Sensazione generale: stabilità al centro, nubi di tempesta ai margini.
🇨🇳 Cina e Asia
I mercati asiatici sono stati vivaci questa settimana, con la Cina in testa. Lo Shanghai Composite è salito ai massimi pluriennali dopo l'annuncio di Pechino di nuove restrizioni alle esportazioni di terre rare, una mossa che ha immediatamente rilanciato i titoli minerari locali e ricordato a tutti quanto la Cina sia ancora potente nelle catene di approvvigionamento globali.
Ma dietro la dimostrazione di forza c'è una strategia. Con il vertice autunnale del Partito Comunista dietro l'angolo, Pechino sta segnalando fiducia e controllo, in particolare nei settori che alimentano i semiconduttori, i veicoli elettrici e la difesa.
Altrove, il quadro è stato più eterogeneo: il settore tecnologico della Corea del Sud ha brillato, il Giappone ha registrato lievi prese di profitto e Hong Kong è rimasta indietro a causa dei continui deflussi di capitale.
Il risultato: La Cina sta stringendo la presa sulle esportazioni strategiche, anche se cerca di convincere il mondo che è aperta agli affari. Questo gioco di equilibri potrebbe influenzare la politica commerciale fino al 2026.
Metalli e petrolio
Che settimana per i metalli.
L'oro ha toccato un massimo storico sopra i 4.000 dollari l'oncia, prima di calare leggermente con la notizia del cessate il fuoco a Gaza che ha calmato i nervi. Le banche centrali continuano ad acquistare in modo aggressivo, gli ETF si stanno riempiendo di nuovo e gli investitori si stanno chiaramente coprendo dall'incertezza piuttosto che inseguire il rendimento.
Il rame, invece, non è riuscito a trovare il giusto equilibrio. La domanda rimane debole, soprattutto nel settore edilizio e manifatturiero, anche se le strozzature della catena di approvvigionamento e le voci sui dazi statunitensi impediscono ai prezzi di crollare del tutto.
Sul mercato petrolifero abbiamo assistito a una classica doppia fase: guadagni all'inizio della settimana dopo l'annuncio di un modesto aumento della produzione da parte dell'OPEC+, seguiti da una ritirata in seguito al raffreddamento delle tensioni in Medio Oriente. Venerdì il Brent si aggirava intorno ai 60 dollari, in leggero calo rispetto alla settimana, ma lontano dai livelli di crisi.
Il tema: volatilità con direzione. Le materie prime continuano a essere guidate più dalla politica che dai fondamentali, ricordando che i mercati non si muovono sempre sui fogli di calcolo.
📈 Cosa c'è dopo
Guardando al futuro:
- Osservate come il rallentamento dell'attività lavorativa nel Regno Unito si ripercuoterà sulle politiche della BoE.
- Negli Stati Uniti, la saga dello shutdown e il cessate il fuoco a Gaza potrebbero dare il tono agli asset di rischio la prossima settimana.
- La strategia cinese per le terre rare terrà gli analisti della catena di approvvigionamento incollati ai loro schermi.
- E per gli investitori di tutto il mondo: il rally dell'oro potrebbe non essere ancora finito.